Storie
--- Con l'obiettivo di risolvere notevoli
inconvenienti e pericoli
derivanti dalla
grande mole di traffico
automobilistico presente quotidianamente nell'incrocio cittadino tra la via Nazionale SS 113 e la Via Industriale del Comune
di Caprileone , transito aggravato dal passaggio di mezzi pesanti che devono raggiungere
i numerosi esercizi commerciali e artigianali esistenti
nella zona , l'Amministrazione Comunale è giunta alla determinazione di demolire un fabbricato posto ad angolo dell'incrocio per allargare la sede stradale e permettere il più agevole movimento delle manovre.
Risolto l'aspetto funzionale del problema con la demolizione
del fabbricato
, attraverso il progetto
di architettura si è voluto cogliere
l'occasione per aggiungere
qualità ad uno spazio assolutamente anonimo.
La proposta, accettata dall'amministrazione comunale,
è stata quella
di riconfigurare la scena
urbana ed ambientale di un contesto attraverso la realizzazione di un'installazione urbana con valenze architettoniche ed artistiche.
La nuova quinta scenica
, sovrapponendo due nuovi
muri ad L a quelli di confine lasciati
liberi dalla demolizione ,
suggerisce al visitatore la presenza di un volume edificato monocromatico con la superficie intonacata e con le bucature degli infissi incassate nella muratura , affidando alla monomatericità dell'intonaco e del colore la continua varietà del gioco della
luce.
Il nuovo spazio urbano così realizzato , pur trovandosi
nel pieno caos automobilistico di un rumoroso incrocio
stradale , tenta di offrire ai passanti, sia automobilisti che pedoni, una dimensione poetica, un momento di riflessione nel tran tran quotidiano
.
L'installazione urbana, infatti, si presenta come un'architettura metafisica con diversi gradi di lettura a secondo della distanza dalla quale viene percepita: le finestre del finto prospetto
, a ricordo
dell'edificio demolito , sono state pensate con le imposte in pietra arenaria locale leggermente socchiuse , quasi a voler dar vita alla casa che non c'è più; mentre il portone principale , pensato in pietra lavica ceramizzata smaltata e decorata , è stato affidato a due artiste
- Tommasina Squadrito
e Italia Fiorella - per comunicare al passante il "mistero dell'attraversamento ", un invito a "guardare oltre" dove anche un gatto sull'uscio attende, metaforicamente, l'arrivo del padrone.
Sebastiano Liuzzo, Sebastiano Triscari
--- Questa
installazione architettonica ha recuperato una parete che altrimenti sarebbe
stata di risulta dato che un edificio degradato era stato abbattuto per l'ampliamento
di un incrocio stradale. Sarebbe rimasto a vista il mosaico dei muri interni delle stanze, un'intimità da preservare.
E' un progetto la cui semplicità mi piace molto, abbiamo
salvato un muro che altrimenti sarebbe stato simile ai tanti di questa
tipologia, dandogli dignità, facendolo diventare uno schermo per sogni e
bianchezza.
I passanti, pedoni o automobilisti, che attraversano l’incrocio,
lo fanno diminuendo la velocità, modificando il ritmo dei passi o della corsa e sono concentrati sia sulla svolta della strada che sulla
precedenza da rispettare. Per mezzo di questo rallentamento entrano a far
parte, anche se per pochi secondi, dell’installazione urbana Stavo
attraversando il blu sottile.
Noi siamo i performers dei
luoghi che abitiamo, che viviamo; i centri abitati sono installazioni proprie
dei modi umani di vivere e questa può fare entrare chi la
percepisce, chi la sente, chi passa di lì anche distrattamente, nel blu sottile
del proprio mondo interiore.
La confluenza delle due pareti forma un' autentica quinta il cui colore bianco aiuta ad allontanare la frenesia dei momenti; le finestre in pietra, appena socchiuse, proteggono gli eventi che stanno accadendo. Le finestre e il portone sono ciechi, non si aprono ma sono soglie per nulla come il tondo in alto che, bianco come le pareti, lo rende ancora più evidente avendo una leggera rilevatura. Ma la leggerissima apertura delle finestre e le forme calligrafiche fluttuanti del portone indicano la possibilità di una visione meno restrittiva della realtà. Si può attraversare la soglia e pronunciare quella vertigine necessaria per poterla fare, immaginare.
Giugno 2010
Tommasina Bianca Squadrito
Mentre cercavo materiali e mettendo insieme queste righe, Sebastiano Triscari mi ha inviato la bozza iniziale con cui ho pensato il portone e le finestre dell'installazione. Non ricordavo più e la inserisco a fianco come traccia di passaggi di idee che si concretizzano nei materiali adottati.
--- Ho pensato di utilizzare per il portone il disegno generale fatto per Camico, poema sull'attraversamento e il passaggio. (Camico, una lingua selvatica è stato pubblicato nei nn 5-6-7 de I racconti di Luvi, 2005-06; tradotto in lingua araba da Bianca Carlino; sua performance nel 2019 con Eva Geraci, Giovanna Cossu, Sabina De Pasquale presso Nuvole-Incontri d'arte, Palermo)
Era adatto per indicare il rapporto esterno-interno, l'attenzione e poi l'allargamento delle fasi minime, i passaggi che questo simbolo implica: attraversamento, a volte sosta, esitazione, risolutezza.
Non ho voluto fare - tutto - ma considerare, di ognuno, alcuni stati: lo stare al luogo in movimento, quegli istanti infinitesimi che scandiscono i passaggi, che testimoniano quel loro vuoto, quella pressione che diamo e a cui non facciamo necessariamente attenzione. Lo stare quando indica che il piede ha fatto quel passo o salto per oltrepassare o esistere.
Forse, in questo caso, è un desiderio o sogno quello che vorrei indicare. Di fatto il passaggio non c'è ma la scrittura delle losanghe informi danno il senso dei movimenti che accadono quando si vive un'esperienza di transito. - Non avere paura dell'incertezza - dicono - la porta siamo noi stesse - .
T B S
E, alla fine, c'era un gattino, immagine latente e scarificata sulla parete curva di fronte l'installazione, lato via Nazionale.